Questa settimana abbiamo iscritto Leo alla scuola materna anzi alla scuola dell’infanzia come si chiama ora.
E’ stata piu o meno una scelta obbligata visto che l’asilo pubblico si trova proprio a un passo da casa nostra.
Mi sembra ieri che lo abbiamo iscritto al nido, eppure son passati già due anni…
Quando ho deciso di tornare al lavoro Leo aveva 11 mesi, nonostante la vicinanza e la disponibilita dei nonni noi non avevamo dubbi se mandarlo o no al nido.
Pur essendo i miei persone in gamba e pazienti, hanno comunque un’età da nonni e stare dietro per 10 ore a un bambino piccolo non è una cosa facile, inoltre son convinta che stare con altri bimbi potesse solo fargli del bene, così timido e attaccato a me com’era Leo. Poi i giochi e le idee proposte dalle educatrici sarebbero sicuramente stati piu completi e adatti a lui di quelli che avrebbe potuto fare in casa coi nonni.
Però, vuoi perchè ci tengo che sviluppi un rapporto speciale coi nonni, vuoi per farli un po’ contenti anche in vista del trasloco, vuoi perchè ci veniva incontro economicamente abbiamo scelto la mezza giornata (dal mattino fin dopo pranzo).
Ci toccava solo la scelta della scuola.
Per scrupolo abbiamo fatto l’iscrizione al nido pubblico ma sapevamo già che non sarebbe entrato, infatti eravamo quarti in lista d’attesa su 4 posti disponibili! (Leo sarebbe entrato in seconda classe, per cui i posti sono dati prima ai bimbi che hanno frequentato l’anno precedente e poi ai nuovi).
Allora abbiamo iniziato a visitare i nidi della zona che dovevano essere necessariamente raggiungibili a piedi, sia per le nostre convinzioni sia per la comodità dei nonni.
Il primo che abbiamo visto era nuovo, inaugurava l’apertura proprio quell’anno scolastico. Il materiale quindi era tutto bello pulito e ordinato. Situato nei locali che erano stati precedentemente una banca, ci è sembrato molto bello. Una sala sviluppata in lungo, dove erano posizionati i vari “angoli”, la direttrice ci ha spiegato come funzionava la giornata per filo e per segno (8-9 accoglienza, 9-9.15 lavare mani, 9.15-9.45 merenda, 9.45-10,15 gioco A, 10.15-11.00 gioco Bâ…). Non aveva giardino, ma, diceva, tanto da ottobre ad aprile fa freddo, i bambini non escono mai… Purtroppo non essendo ancora in funzione non lo abbiamo visto con bimbi e educatrici, ma da assoluti profani, ci è abbastanza piaciuto.Da una parte avere tutto nuovo catturava ma c’era anche qualcosa che non mi convinceva. Però non avevo altri termini di paragone.
Poi ho visto la Casa di Zoe.
Appena entrati siamo stati investiti da un’ondata di aria e sole. Grandi finestre danno su un grande giardino privato (l’asilo si trova al piano terra di un palazzo) che corre tutto intorno all’edificio. Ampi locali puliti e ordinati ma senza quel che di fastiosamente perfettino… E poi tanti libri e giochi semplici, come piacciono a me. Niente televisione e giochini plasticosi, che invece sono presenti in molti asili.
Parliamo con l’educatrice, una ragazza dallo sguardo allegro e dalla voce paziente. Ci spiega come sono organizzate le giornate, che pur seguendo la routine tanto importante per i bimbi non sono assillanti. Ci mostra i locali: uno per i piccolissimi, uno per i medi e uno per i grandi, con giochi diversi, ma i bimbi sono liberi di muoversi come preferiscono, zone per la pappa e per la nanna, un bel bagno grande e soprattutto il giardino. Usciamo sempre, dice. A volte facciamo merenda fuori, d’inverno li copriamo e giocano sulla neve, d’estate giochi con l’acqua e poi possono disegnare per terra coi gessi, correre, abbiamo dondoli e tricicli.
E soprattutto i bambini correvano in braccio alle educatrici felici e contenti, quale miglior garanzia del sorriso dei bimbi…
Appena siamo usciti io e Fede ci siamo guardati e senza dirci niente avevamo già deciso, Leo sarebbe andato alla Casa di Zoe.
Son passati due anni… Quando Leo è entrato al nido non sapeva camminare, dopo 15 giorni ha iniziato a muovere i suoi primi passi da solo. Era un timidone e se un bimbo gli si avvicinava troppo si metteva a piangere, ora va a tampinare tutti (e se penso ora ai locali della banca… Grandi vetrine oscurate, luci al neon sempre accese, un solo lungo locale, non una finestra, non un angolo di cielo da poter guardare, nessuna festa in cortile con le piscinette…)
Non ringrazierò mai abbastanza tutte le ragazze della Casa di Zoe, se Leo è il bambino che è ora, è anche merito loro. Grazie Dani, Dani, Lori, Jenny, Cinzia, Maria.
E mi si stringe il cuore al pensiero che fra pochi mesi dovrò salutarle, un tesoro così non si trova tanto spesso.