shopping e moda

Erano più di due anni che non lo facevo e non ne sentivo la mancanza, l’ho fatto solo perchè ne avevo bisogno. Dovevo proprio…
Ma cosa ? lo shopping, no…

Quando aspettavo Leo ho iniziato a liberare l’armadio per far spazio alle innumerevoli cose che un bimbo avrebbe portato. Ho portato alla Caritas almeno una decina di sacchi di vestiti e scarpe e quindi non potevo comprare cose per me (avevo solo due pantaloni premaman e una salopette, il resto erano vestitini che avevo già ).
Poi, con l’avvicinarsi del trasloco rimandavo ogni acquisto non strettamente necessario per non portarmi dietro cose in più.
Ora però avevo proprio bisogno di cose nuove, quelle che ho sono proprio arrivate a fine corsa.

E così mi son fatta coraggio e sono andata alla ricerca.
Ho trovato con facilità  una bella felpa, poi dovevo cercare un paio di pantaloni.
Non pensavo fosse così difficile.
O sono strettissimi (skin li chiamano, a me fanno solo l’effetto di un salame con lo spago) oppure hanno la vita bassissima e con la mia pancetta mi stan proprio male (ma non son tornati di moda quelli a vita alta ? io non ne ho visto neanche uno).
Cercavo dei pantaloni normali, per persone normali. Ma se hai più di 27 anni, sei alta meno di 1.70 e pesi più di 47 chili, allora è praticamente impossibile.
Alla fine ci ho rinunciato, vado avanti con quel che ho. Anzi, forse così riuscirò a perdere quei chiletti che mi porto dietro e potrò rientrare in quei due jeans che non ho regalato, nella speranza di poterli indossare nuovamente dopo la gravidanza (illusa…)
Ho cercato un sostituto ai pantaloni, una gonna o un vestito. Altra impresa impossibile, son tutti troppo corti, troppo storti, troppo leggeri, troppo e basta.
Dopo due ore ho preso il meno peggio che ho trovato, ma che fatica.

In questi anni non mi sono certo vestita con un sacco della spazza. Nonostante l’aumento della taglia e lo svuotamento dei cassetti, di cose ne avevo fin troppe. Ogni tanto ero tentata di comprarmi qualcosa di nuovo, soprattutto scarpe e borse, anche se non ne avessi bisogno.
Però cercavo di resistere e dopo alcuni giorni o mi dimenticavo oppure ripensando a quel che volevo comprare mi accorgevo che non mi interessava più.

Troppo spesso acquistiamo solo perchè siamo abituati a farlo. Siamo bombardati dalle immagini e dagli slogan che se non compriamo quel capo siamo “out”.
Siamo invasi da negozi troppo cheap che ci invogliano a comprare continuamente.
Sarà  che io non ho più 18 anni e non mi interessa cambiare look ad ogni cambio di stagione, ma proprio non ci riesco a comprare in queste catene. Non voglio fare la spocchiosa, chi mi conosce sa che non sono una a cui piacciono i vestiti firmati o di marca, non credo valga la pena spendere mezzo stipendio per un paio di jeans, ma questi capi a basso prezzo son proprio brutti…
Dopo un lavaggio diventano tutti storti, stingono, cuciture e bottoni non durano niente.
E’ inutile, la qualità  si paga.
Chi ne fa le spese sono i lavoratori costretti a lavorare sottopagati per ore, maneggiando sostanze tossiche, coloranti, appretti, antimuffe e intrugli vari che poi si riversano sulla nostra pelle e nell’ambiente (se per produrre un paio di scarpe non si fanno problemi a sfruttare un bambino, figuriamoci se si fan problemi a riversare schifezze in mare…).
Sull’argomento, vi consiglio il libro “I vestiti che fanno male”, edito da Terre di Mezzo.
Inoltre un capo che costa poco dura poco e diventa un rifiuto inutile. Di certo non posso portare alla Caritas canottierine a pailletes e di stracci per i vetri ne ho fin troppi. Meglio comprare poche cose, ma che siano basilari in modo da poterle mettere con tutto, che non siano troppo dipendenti dalla moda del momento e soprattutto che duri abbastanza.

Quindi prima di comprare qualcosa ci penso su almeno due volte. La prima per capire se ne ho veramente bisogno, la seconda per vedere se quel che sto prendendo ha un impatto negativo sull’ambiente o su chi l’ha prodotto.

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2 commenti

  1. Ciao Fiorella,
    hai ragione sul fatto che la qualità  si paga, e per quanto riguarda l’abbigliamento, secondo me resta sempre valido l’adagio ‘meglio pochi ma buoni’. Una sola giacca, di buona qualità , in materiale resistente, non troppo soggetta ai canoni della moda del momento, è di gran lunga meglio di tre o quattro giacche diverse, magari mal lavorate, che dopo un po’ denunciano la pochezza dei materiali utilizzati. E se una mi deve costare come tre, ne vale comunque la pena. Sull’utilizzo di sostanze dannose all’ambiente, però, mi rimane un dubbio. Siamo sicuri che non le utilizzi anche chi produce abbigliamento di qualità ?
    Alberto

    1. latartaruga dice:

      ciao Alberto, credo che la sicurezza sull’utilizzo delle sostanze tossiche non l’abbiamo al 100%, però l’Unione Europea ha leggi più strette per quanto riguarda sia i materiali usati che lo smaltimento.
      Il prezzo più alto del prodotto finito dovrebbe “pagare” anche i costi per le materie prime migliori. Comunque io i vestiti li annuso anche… se sento odore di plastica o di chimico, allora lascio perdere 🙂
      ciao

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